15 Settembre 2025

Capita che la storia delle parole sia interessante tanto quanto le storie che raccontiamo con le parole. Prendiamo il termine “ufficio” per esempio: fino al tredicesimo secolo circa, il latino officium significava “ruolo, funzione”. Poi le cose sono gradualmente cambiate e la lingua si è evoluta insieme alla società. Oggi l’ufficio è prima di tutto un luogo, le cui caratteristiche vengono però continuamente ridefinite dai cambiamenti nelle modalità del lavoro, che rimane, almeno per ora, la principale occupazione diurna degli esseri umani.

La storia degli uffici è lunga e varia: comincia con gli scrittoi sui quali i monaci amanuensi si dedicavano alla copiatura dei codici, passa attraverso i grandi open space fitti di scrivanie della prima metà del Novecento, che poi negli Anni Ottanta si trasformano in cubicoli, fino alla nuova normalità delle postazioni mobili e degli spazi ibridi che riflette l’avvento degli aggettivi agile, flessibile e smart nel vocabolario del lavoro contemporaneo.

Gli anglosassoni, maestri di tassonomia applicata alla realtà del mondo, distinguono addirittura tra luogo di lavoro in generale (workplace) e spazio personale in cui effettivamente lavoriamo (workspace). Nell’epoca del remote working, l’integrazione tra i due è una delle sfide più importanti per i progettisti che si occupano di sedi aziendali.

Ma non è l’unica: la qualità di ambienti sempre più concepiti come fonte di benessere per i dipendenti, il richiamo alla natura per mitigare la sensazione di straniamento provocata da tante ore trascorse al chiuso, il tentativo di creare spazi utili a favorire l’interazione e la collaborazione oltre le gerarchie di potere, sono tutti elementi che un tempo potevano apparire il vezzo di qualche imprenditore illuminato mentre oggi si rivelano una necessità. Perché altrimenti chi la convince la Generazione Z, digitale, consapevole ma anche parecchio disillusa, a frequentare l’headquarter della multinazionale nella quale le tocca di lavorare?

Di questo parliamo quando parliamo di “effetto workplace”: della possibilità che l’ufficio sia immaginato, disegnato, costruito per superare sé stesso, per diventare atelier e laboratorio, includendo la concentrazione ma anche lo svago, i pc ma anche le persone; e dell’opportunità che si nasconde in questa rivoluzione, quella di rendere lo spazio di lavoro davvero attrattivo e contemporaneamente più produttivo.

Si chiamerà, non a caso, Effetto Workplace anche l’appuntamento con il quale NiiProgetti partecipa alla giornata di apertura dei Café della Stampa di Cersaie, tutta dedicata al tema degli spazi di lavoro: lunedì 22 settembre alle ore 16.00, nell’area Mall 29-30, ospiteremo Andrea Lucchi, Design Manager de Il Prisma, studio di progettazione internazionale che sul concetto di Worksphere ha lavorato per decenni e che oggi è tra i pionieri del cambiamento in corso. Con lui parleremo di progetti innovativi e di tendenze globali, per provare a capire come saranno gli spazi che accoglieranno i lavoratori del futuro a partire da come si stanno modificando gli uffici di ieri e di oggi. Tutte le informazioni per partecipare sono disponibili a questo link. Non mancate!

effetto workplace