22 Febbraio 2021

Dopo dodici anni di crisi di investimenti e timidi segnali di rilancio, la pandemia.

Potrebbe riassumersi così il 2020 del settore edilizio, tra i più colpiti dall’ondata di immobilismo dovuto al diffondersi del Coronavirus.

L’anno appena concluso ha spento ogni possibile segnale di ripresa, soprattutto nel mercato residenziale, oltre ad aver notevolmente peggiorato le condizioni di un settore che in 12 anni ha perso 1/3 dei livelli produttivi datati 2008.

A confermarlo è un’analisi pubblicata recentemente dal Centro Studi Ance.

Il 2020 si è chiuso con un -10% degli investimenti e la preoccupazione che anche il rimbalzo previsto nel 2021 del +8,6% sia a rischio per l’incapacità del sistema italiano di spendere le risorse disponibili e accelerare l’apertura di cantieri per la messa in sicurezza del Paese per lo sviluppo di reti e città.

Come sottolineato dall’Osservatorio, si stanno cominciando a spendere ora le risorse previste nelle leggi di Bilancio del 2016/17. 

Tra le misure di rilancio più interessanti, grande attenzione per il Superbonus, che deve essere prorogato e semplificato per poter dare i frutti annunciati in termini di crescita e occupazione in chiave di sostenibilità.

Preoccupano invece per il rischio finanziario per le imprese: le misure emergenziali a sostegno della liquidità messe in campo dal Governo stanno per esaurire i propri effetti, mettendo a rischio la tenuta delle imprese di costruzione, penalizzate ancora di più a causa della nuova definizione di default e per una destrutturazione del settore, testimoniata dal calo delle imprese più strutturate e l’aumento delle microimprese.