8 Giugno 2021

Se il Louvre è il simbolo della Parigi ottocentesca, il Centre Pompidou è quello della Parigi del Novecento.

Conosciuto in francese come Beaubourg, nacque per volere dell’allora presidente della Repubblica Francese Georges Pompidou, al fine di creare nel cuore di Parigi un’istituzione culturale all’insegna della multidisciplinarietà, interamente dedicata all’arte moderna, a cui si affiancassero anche una vasta biblioteca pubblica (Bibliotheque Publique d’Informatica), un museo del design (Musée national d’Art Moderne), attività musicali, cinematografiche e audio visive (IRCAM).

Il Centro Georges-Pompidou è stato inaugurato il 31 gennaio 1977 dal presidente della Repubblica Valéry Giscard d’Estaing in presenza del Primo ministro Raymond Barre, della vedova di Georges PompidouClaude Pompidou, e di numerosi capi di Stato esteri. Alla fine degli anni novanta l’edificio è stato interessato da una radicale ristrutturazione, su progetto di Renzo Piano, e ha riaperto il 1º gennaio 2000.

Oggi è uno dei musei più visitati al mondo e custodisce una collezione di circa 70 mila opere, in cui accanto alle arti visive trovano posto il design, l’architettura, la fotografia e le opere multimediali.

STORIA

Secondo il pensiero di Georges Pompidou, l’ubicazione nel centro di Parigi di un nuovo tipo di istituzione culturale, dedicato a tutte le forme di creazione contemporanea, era motivato da una serie di esigenze: in primis il desiderio di frenare il declino di Parigi sulla scena artistica e di mantenere il suo status di importante scenario per l’arte contemporanea a livello mondiale, sempre più contesogli da New York; la volontà di aprire la creatività francese verso il mondo e favorire l’espressione di nuove forme d’arte attraverso l’interdisciplinarità; la convinzione che l’arte contemporanea potesse tornare a un più ampio pubblico, a condizione che il governo svolgesse appieno il suo ruolo di mediatore; il desiderio di creare a Parigi un grande edificio che rappresentasse l’architettura della seconda metà del XX secolo, che nella Capitale era stata fino a quel momento irrilevante o poco rappresentata.

Queste aspirazioni, in particolare, generarono dibattiti, riguardanti l’opposizione tra la cultura di massa e la cultura d’élite, le questioni del decentramento culturale e il rapporto tra potere e creatività.

IL PROGETTO

Alle origini del Centro convergono due distinti progetti, concepiti e sviluppati parallelamente nel corso degli anni sessanta:

André Malraux, ministro della Cultura dal 1958 al 1969, aveva immaginato di costruire un “Museo del XX secolo”, alla cui progettazione avrebbe dovuto attendere l’architetto Le Corbusier: l’obiettivo era di rilanciare il Musée National d’Art Moderne situato nel Palais de Tokyo, allora in condizioni di trascuratezza. Questo museo, che all’epoca poteva contare su scarse risorse finanziarie, ospitava i più importanti artisti del XX secolo, ma aveva un pubblico molto limitato (165 000 visitatori solo nel 1971). Si era prevista, pertanto, la costruzione di una nuova sede per il Museo di Arte Moderna, per la quale furono inizialmente stanziati 8 milioni di franchi per l’acquisto del terreno e per gli studi preparatori.

Il progetto di una grande biblioteca pubblica, nel centro di Parigi, destinata a supportare la Bibliothèque nationale de France ormai a corto di spazi e oberata di visitatori, risale al periodo in cui Georges Pompidou era Primo ministro (1962-1968). Il nuovo edificio sarebbe dovuto sorgere nel “plateau Beaubourg”, un’area di proprietà pubblica rimasta libera per effetto di una serie di demolizioni effettuate a partire del 1940. Il programma fu approvato dall’allora ministro dell’Educazione nazionale Alain Peyrefitte l’11 dicembre 1967.

Nel dicembre 1969 Georges Pompidou, eletto sei mesi prima presidente della Repubblica, decise la realizzazione di un nuovo Centro di arte contemporanea, e nel febbraio 1970 fu destinata a tale scopo l’area del “plateau Beaubourg”. E giacché questa sede, in base a un progetto di massima approvato in precedenza, avrebbe dovuto ospitare la grande biblioteca pubblica di almeno 40 mila metri quadrati, si optò per la soluzione di fondere i due progetti all’interno di un’unica struttura. Il Centro d’arte contemporanea avrebbe dovuto accogliere il Museo nazionale d’arte moderna, un insieme di spazi espositivi destinati alle cosiddette “arti viventi”, un museo del design, un centro di creazione industriale e, infine, la biblioteca pubblica. Il tutto caratterizzato da sale comuni d’animazione che avrebbero ospitato, tra l’altro, anche il teatro, il cinema e la musica sperimentali.

Nell’idea del presidente Pompidou, il Centro avrebbe dovuto dare un’immagine della creazione artistica nel suo insieme in un’epoca in cui le concezioni tradizionali dell’arte, o meglio della cultura, sono messe in discussione. “Mi piacerebbe – aveva spiegato – che Parigi avesse un centro culturale come già hanno cercato di proporre gli Stati Uniti con un successo finora discontinuo, che sia museo e centro di creazione, dove le arti visive si accompagnino alla musica, al cinema, ai libri, alla ricerca audio-visiva e così via. Il museo non può essere che di arte moderna, dal momento che abbiamo il Louvre. La biblioteca attirerà migliaia di lettori che a loro volta saranno messi in contatto con le arti.”

Nel luglio del 1971, tra i 681 progetti presentati una giuria internazionale presieduta da Jean Prouvé, si assegnò il primo premio al progetto degli architetti Renzo PianoGianfranco Franchini e Richard Rogers. Nel gennaio 1972 il consigliere di Stato Robert Bordaz, che dal 26 agosto 1970 aveva avuto l’incarico di occuparsi del dossier, fu nominato presidente dell’ente pubblico che avrebbe dovuto sovraintendere alla costruzione e all’allestimento del nuovo centro. Il 15 settembre 1976 sarà infine nominato primo presidente del Centro Georges-Pompidou.

Il 2 aprile 1974 Georges Pompidou morì nel corso del suo mandato. Il successivo 30 aprile, il consiglio dei ministri presideduto dal presidente del Senato Alain Poher stabilì di intitolare al presidente scomparso il centro ormai in fase di costruzione. Lo status definitivo della nuova istituzione fu istituito con la legge del 3 gennaio 1975: nel frattempo, il Primo ministro Jacques Chirac, aveva dovuto lottare duramente contro il nuovo presidente della Repubblica, Valery Giscard d’Estaing, fermamente intenzionato ad abbandonare il progetto del suo predecessore.

CARATTERISTICHE

L’intera struttura dell’edificio di 10 piani (7 fuori terra, 3 sotto) è in acciaio. Enormi capriate a labirinto di 48 m coprono l’intera larghezza dell’edificio. Sono collegati alle colonne alle estremità da una ‘gerberette’ in acciaio pressofuso. Questo insieme massiccio e visibile di componenti strutturali elimina la necessità di supporto interno e consente quindi la creazione di enormi spazi aperti. Gli altipiani risultanti di 50 x 170 m possono essere organizzati e attrezzati per qualsiasi attività. Per ottenere la massima flessibilità all’interno di questi vasti spazi interni, i servizi e la circolazione sono stati collocati all’esterno degli stessi. Ascensori e scale mobili sono contenuti all’interno della struttura portante sulla facciata della piazza. Le scale mobili che zigzagano attraverso tubi trasparenti sulla parte anteriore dell’edificio offrono viste sempre più straordinarie su Parigi. Le utenze codificate a colori (blu per l’aria, verde per l’acqua, giallo per l’elettricità e rosso per la circolazione verticale) sono posizionati lungo la rue Beaubourg, facciata lato strada. Lasciando deliberatamente alle spalle la tradizione del monumento austero e impenetrabile, il Centre Pompidou è totalmente trasparente sia nel volto che nella funzione. È invitante e comprensibile.

Oltre al grande Forum d’ingresso, ai principali spazi della galleria superiore e alla vasta biblioteca – la Bibliothèque publique d’information, che si trova al primo, secondo e terzo livello dell’edificio principale –, il sito ospita anche altri dipartimenti, tra cui l’Atelier Brancusi e l’IRCAM – istituto di ricerca e coordinamento musicale/acustico.