10 Ottobre 2024

Dall’incontro tra Renzo Piano e Gino Strada, chirurgo e fondatore di Emergency, è nato il Centro di Chirurgia Pediatrica di Entebbe in Uganda.

Il centro, voluto da Emergency in accordo con il ministero della Sanità ugandese e progettato da Renzo Piano Building Workshop e Studio TAMassociati insieme alla Building Division di Emergency, è stato realizzato per offrire cure chirurgiche specialistiche e non a bambini e ragazzi di età inferiore ai 18 anni affetti da malformazioni congenite, problemi urologici e ginecologici, anomalie del tratto gastro-intestinale, patologie del sistema biliare, cheiloschisi e altre patologie di pertinenza chirurgica più generale.

© Emmanuel Museruka, Malaika Media

Emergency

Nata nel 1994, Emergency ONG Onlus è un’associazione italiana indipendente e neutrale che offre cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.

Il primo progetto seguito da Emergency è stato in Ruanda dove l’associazione ha ristrutturato e riaperto il reparto di chirurgia dell’ospedale di Kigali e riattivato il reparto di ostetricia e ginecologia. Da allora ha lottato per la pace e per una giusta sanità anche nei Paesi più poveri tra i quali l’Africa, dove nel 2010 ha fondato, insieme a 11 Paesi africani, l’ANME, la Rete regionale di medicina di eccellenza, per costruire ospedali che contribuiscano a rispondere a bisogni sanitari specifici dei singoli Paesi, diventando allo stesso  tempo un riferimento per i pazienti di tutto il continente.

Nel corso di questi anni Emergency ha curato oltre 13 milioni di persone di 20 Paesi diversi e continua ancora oggi a promuovere una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani.

La scelta dell’Uganda per il nuovo centro

© RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

L’Uganda ha una popolazione di circa 45 milioni di persone, di cui circa la metà ha meno di 15 anni: venti milioni di ugandesi sono bambini o adolescenti, ma in tutto il Paese ci sono solo quattro chirurghi pediatrici. Questo porta di conseguenza a numeri molto alti di mortalità infantile.

Inoltre, non bisogna dimenticare che l’Uganda ha una posizione strategica per essere un punto di riferimento regionale, facilmente raggiungibile da Congo, Ruanda, Kenya, Tanzania, Sud Sudan. Questo renderà più semplici i trasferimenti dei pazienti da altri Paesi.

© RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

Il Centro di chirurgia pediatrica in Uganda

Il nuovo Centro sorge su un terreno messo a disposizione, gratuitamente, dal governo ugandese che ha anche contribuito al 20% delle spese di costruzione della struttura e coprirà il 20% delle spese di gestione dell’ospedale. Nello specifico siamo sulle sponde del lago Vittoria in una zona verdissima a circa 1.200 metri di altitudine.

Ph: Emmanuel Museruka – Malaika Media © RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

Negli oltre 9.700 metri quadrati del Centro vi sono 72 posti letto totali suddivisi nelle diverse aree: terapia intensiva con 6 posti letto, terapia sub-intensiva con 16 posti letto e corsie di degenza con 50 posti letto.

A queste zone si aggiungono tre sale operatorie, una sala di osservazione e stabilizzazione, sei ambulatori, radiologia, laboratorio e banca del sangue, TAC, una farmacia, l’amministrazione, i servizi ausiliari, l’area di accoglienza, aule per la formazione e lo studio del personale medico sanitario e un’area gioco esterna. Non manca poi una foresteria con altri 36 posti letto volta all’accoglienza dei parenti dei pazienti ricoverati che vengono da lontano.

Ph: Emmanuel Museruka – Malaika Media © RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

Di vitale importanza, e fil rouge di ogni ospedale Emergency, è il giardino. Tra le tante cure, infatti, vi è anche la cosiddetta “healing architecture”, l’“architettura che cura”. Il giardino è il cuore del Centro di chirurgia pediatrica ed è costituito da piante coltivate già durante le fasi di costruzione, grazie alla tecnica dell’air-pruning: le piante vengono coltivate soprasuolo, in grandi vasi, fatti di rete metallica e iuta. Nel giro di due anni le dimensioni delle piante sono raddoppiate, grazie al clima favorevole.

Dal tetto della struttura è stata creata una linea di recupero delle acque piovane che, opportunamente filtrate, vengono riutilizzate per l’irrigazione e la pulizia delle zone esterne, così da non sprecare l’acqua che arriva dall’acquedotto.

Al centro dell’intero progetto, oltre alla sostenibilità sociale, cuore del lavoro svolto da Emergency, vi è anche quella ambientale che mira a un risparmio energetico senza andare a intaccare i livelli richiesti per l’operatività della struttura.

Ph: Emmanuel Museruka – Malaika Media © RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

Il team di progettisti ha infatti deciso di sfruttare la vicinanza all’Equatore e la forza dell’energia solare a quella latitudine: il Centro, che è agganciato alla rete elettrica nazionale, conta così anche un impianto da 2.500 pannelli fotovoltaici per un totale di circa 3.000 metri quadri di superficie, per sfruttare le dodici ore di luce e le sette ore di sole quotidiane, costanti per tutto l’anno. Il fabbisogno complessivo dell’ospedale è al massimo di 750 KW: con i pannelli durante il giorno se ne ricava fino a un terzo, con cui è possibile garantire il condizionamento dell’aria necessario.

L’impianto fotovoltaico si integra con una delle caratteristiche più particolari dell’ospedale: i suoi due tetti. Quello più alto, di copertura, è realizzato in lamiera grecata e regge i 2.500 pannelli che hanno una doppia funzione: catturano l’energia e provvedono a fare ombra, contribuendo alla regolazione termica dell’edificio. Il tetto inferiore invece è in zintek, una lega di zinco, titanio e rame: tra i due c’è uno spazio variabile tra i due e i sei metri, che funge da zona di manutenzione.

Ph: Emmanuel Museruka – Malaika Media © RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

Anche l’architettura stessa è simbolo di sostenibilità dato che la muratura è stata realizzata con la tecnica del pisé, una pratica antica che si basa sull’utilizzo della terra cruda. La terra utilizzata è un’argilla rossa, proveniente dallo scavo delle fondamenta dell’ospedale, che è stata recuperata in un’ottica di economia circolare e di risparmio dell’impatto del trasporto e dello smaltimento. Il risultato finale sono muri spessi circa 60 centimetri per un volume di 1.763,7 metri cubi. Il pisé ha infine un’alta l’inerzia termica che facilita la termoregolazione dell’edificio, evitando la dispersione del caldo e del freddo.