22 Dicembre 2020

Il primo (e per ora unico realizzato) è stato quello di Milano. Poi Utrecht, Losanna e Nanchino. Nel mentre, gli occhi puntati di Chicago e Bruxelles. Il Bosco Verticale di Stefano Boeri affascina tutti i continenti. 

Una “casa per gli alberi abitata dagli uomini” nata, nella mente dell’architetto milanese, nell’aprile 2007, quando a Dubai ebbe l’impressione di aggirarsi in una “città minerale, fatta di decine di nuove torri e grattacieli, tutti rivestiti di vetro o ceramica o metalli, tutti riflettenti la luce solare e dunque generatori di calore nell’aria e soprattutto sul suolo abitato dai pedoni.

Una riflessione che stimolò l’urbanista a progettare “due torri rivestite non di vetro, ma di foglie, piante, arbusti, alberi e vita”, lavorando sulla riduzione dei consumi energetici grazie all’azione di uno schermo vegetale.

Una filosofia, più che un progetto, che ha trovato terreno fertile in tutto il mondo.

Per ultimo Il Cairo, capitale d’Egitto.

È qui che sorgerà, presumibilmente nel 2023, la Cairo Vertical Forest.

Progetto reso possibile dall’accordo firmato tra la società immobiliare egiziana Misr Italia Properties e dallo studio Stefano Boeri architetti.

Quando ho visto per la prima volta il Bosco verticale di Milano – afferma l’amministratore delegato di Misr Italia properties, Mohamed El-Assal – mi è piaciuto molto e ho voluto subito incontrare Stefano per parlargliene. L’intesa è stata immediata; qui al Cairo siamo i primi ad aver avviato un progetto ecosostenibile e ci auguriamo di poter continuare, magari coinvolgendo anche il governo”.

PROGETTO

Questa volta gli edifici saranno tre.

Realizzati in collaborazione con la designer egiziana Shimaa Shalash e con l’agronomo paesaggista Laura Gatti.

Tre cubi di 30 metri di altezza e profondità, di cui uno composto da appartamenti attrezzati per affitti di media e lunga durata. Gli altri due ospiteranno, invece, residenze di diverse tipologie, progettate per rispondere alle differenti esigenze degli abitanti della città.

Città coinvolta nella scelta strategica della costruzione di un progetto simile, visto che con i suoi 10 milioni di abitanti è stata classificata come il secondo centro urbano più inquinato del mondo (dati OMS). Una macchia strettamente legata alla quasi totale assenza di verde.

Anche in questo caso, al centro del masterplan, ci sarà il verde.

Il principio che regola il progetto di tutti e tre gli edifici è quello di dare ad ogni singola unità abitativa la possibilità di poter beneficiare di un’appropriata quantità di verde.

Ogni appartamento si apre infatti su una balconata che ospita una selezione di specie vegetali tipiche della fascia climatica nord-africana, caratterizzate da diversa massa e altezza, da differenti tipologie e periodicità di fioritura. Sono 350 alberi e oltre 14.000 arbusti e sempreverdi appartenenti a 100 diverse specie, che corrispondono circa a un terzo di quelle viventi oggi all’interno del tessuto urbano del Cairo. In totale l’area verde supererà i 3.600 mq, una superficie equivalente alla pianta della costruzione e si prevede che i nuovi boschi verticali potranno assorbire circa 7 tonnellate di anidride carbonica all’anno e produrre 8 tonnellate di ossigeno, contribuendo in maniera sostanziale a contrastare l’inquinamento e gli effetti del cambiamento climatico.

L’intero perimetro delle tre torri è avvolto quindi da fasce continue di logge vegetali che marcano in maniera significativa il disegno delle facciate e le connotano in maniera differente: un edificio è connotato da terrazze continue dall’ampiezza e dallo sviluppo regolare, mentre negli altri due Boschi Verticali, il sistema di logge, seppur continuo, varia in profondità ospitando a seconda dell’ampiezza dello sporto vegetazione arbustiva oppure varie specie arboree. In questo modo, il rapporto percettivo che ogni abitante ha con l’elemento naturale è declinato in modo diverso: laddove la balconata si restringe infatti, seppure si goda di una minore quantità di vegetazione, ci si relaziona da un punto di vista inedito, ossia dall’alto, con le chiome degli alberi al piano sottostante. Tutti invece possono godere degli effetti postivi della presenza della vegetazione in facciata: dalla diminuzione della temperatura percepita, all’ombreggiamento fino ad una qualità dell’aria migliore e agli indubbi effetti positivi che coinvolgono in generale il benessere fisico e psicologico.

Il nuovo complesso architettonico rientra nella visione più ampia di Greener Cairo, un nuovo approccio sostenibile presentato da Stefano Boeri e dall’architetto Francesca Cesa Bianchi, che prevede sei strategie di demineralizzazione per la metropoli egiziana volte a ottenere la conversione ecologica della città, e che si articolano, oltre alla pianificazione di nuove architetture, una grande campagna per rendere verdi le migliaia di tetti piani della città, l’incremento della vegetazione urbana mediante la creazione di un sistema di corridoi verdi che attraversano la vecchia capitale e che si congiungono a un più grande bosco orbitale rendendo Il Cairo la prima città del Nord Africa ad affrontare la grande sfida del cambiamento climatico e della riconversione ecologica.

Oltre alla pianificazione di nuove architetture, si prevedono: una grande campagna per trasformare in orti e giardini le migliaia di tetti piani della città; la moltiplicazione di edifici verdi attraverso l’aggiunta di specie vegetali alle facciate; l’incremento della vegetazione urbana mediante la creazione di un sistema di corridoi verdi che attraversino la vecchia capitale e si congiungano ad un più grande bosco orbitale, rendendo Il Cairo la prima città del Nordafrica ad affrontare la grande sfida dei cambiamenti climatici e della riconversione ecologica.

POSIZIONE

I tre Boschi di New Cairo, con le loro facciate che funzionano come uno schermo di verde continuo, segnano l’ingresso all’intera area affacciandosi a nord su uno dei maggiori assi viari di questa parte della nuova capitale. A sud invece, si posizionano lungo una strada pedonale che ha come spina un edificio commerciale lineare articolato internamente in due blocchi distinti dove sono concentrati servizi, negozi, palestre, locali e ristoranti dai cui roof top, si ha una vista privilegiata sui Boschi Verticali.

La promenade commerciale serve anche altri edifici con destinazione residenziale che delimitano questo comparto verso sud. L’intero intervento prevede una buffer zone vegetale nella parte nord che si pone come diaframma tra la zona residenziale e la strada, un trattamento a verde anche dello spazio pubblico tra le torri e lungo la strip commerciale e l’apertura dell’intero comparto a sud-ovest su un grande parco pubblico.