2 Gennaio 2020

Il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, da tutti conosciuto solo come MAXXI è uno dei progetti architettonici e culturali più importanti della città di Roma. Frutto del progetto dell’architetto anglo-irachena Zaha Hadid e gestito dalla fondazione omonima del Ministero per i beni e le attività culturali, è caratterizzato dalla sostanziale divisione in due sezioni: MAXXI arte e MAXXI architettura.

Se la prima presenta una collezione importante, con opere di artisti internazionali del calibro di Ed Ruscha, Gerhard Richter ed eccellenze italiane come Maurizio Cattelan e Gabriele Basilico, la seconda è senza dubbio quella più interessante, in quanto primo museo nazionale di architettura presente in Italia.

Focalizzato tanto sull’architettura d’autore quanto su quella cosiddetta “anonima”, nel MAXXI architettura convivono due anime distinte: quella storica e quella contemporanea.

 

Storia

È il 1998 quando la Soprintendenza Speciale Arte Contemporanea, su incarico del Ministero per i Beni Culturali, bandisce il concorso internazionale per la realizzazione a Roma del nuovo polo nazionale, culturale ed espositivo dedicato all’arte e all’architettura contemporanea.

Vengono presentate 273 candidature di progetto. Tra questi, solo 15 vengono ammessi alla seconda fase.

Intanto, la ricerca dell’area per la realizzazione ricade sul grande complesso delle officine e dei padiglioni militari dell’ex caserma Montello al Flaminio.

Cambiano così le linee di indirizzo del concorso, che a questo punto prevedono di integrare il contesto del quartiere Flaminio, di conservare l’edificio che affaccia su via Guido Reni e il grande corpo a due piani al confine con la chiesa parrocchiale, di creare spazi aperti lungo il perimetro del progetto, di porre attenzione all’illuminazione naturale e al controllo ambientale e di creare continuità nella circolazione e nei percorsi.

A febbraio 1999, la giuria selezionata seleziona il progetto di Zaha Hadid come vincitore.

Si tratta di un campus multifunzionale che compone e integra diversi spazi articolati e complessi: funzioni museali e laboratori di ricerca, spazi di accoglienza e servizi di supporto al museo, funzioni commerciali e spazi per eventi, percorsi di collegamento interno e strade pedonali di carattere urbano si intrecciano su più livelli in un sistema dinamico e continuo. Gli studi e gli schizzi preliminari denunciano un’attenta lettura del contesto e delle preesistenze, tanto che la giuria sceglie il progetto non solo per la creatività della soluzione architettonica proposta, ma anche per la sua capacità di integrarsi nel tessuto urbano circostante.

È nel luglio 1999, con l’operatività del centro, che il centro prende il nome di MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

 

Il progetto

Come accennato in precedenza, MAXXI è di fatto un campus urbano, in cui la tradizionale nozione di edificio si amplia in una dimensione più vasta, che investe tanto lo spazio della città quanto quello interno, a prevalente destinazione museale. L’articolazione funzionale, strutturata in aree con connotazioni precise, percorsi e zone polivalenti e flessibili, prevede sostanzialmente i due musei – MAXXI arte e MAXXI architettura – che ruotano intorno alla grande hall a tutta altezza attraverso la quale si accede ai servizi di accoglienza, alla caffetteria e alla libreria dedicata, ai laboratori didattici, all’auditorium e alle sale per eventi dal vivo e per convegni, alle gallerie dedicate alle esposizioni temporanee e alle collezioni di grafica e fotografia.

Il progetto si confronta con il sistema urbano delle caserme, adottandone il profilo contenuto e orizzontale. La circolazione interna confluisce in quella urbana, sovrapponendo più strati di percorsi intrecciati e di spazi aperti alle condizioni specifiche del luogo. Le complessità delle forme, il variare e l’intrecciarsi delle quote determinano una trama spaziale di grande complessità. L’andamento rigato della copertura contiene una memoria degli shed dei capannoni preesistenti. Il percorso pedonale – che all’interno diverrà museale – attraversa il sito seguendo la sagoma arrotondata del museo e scivolando sotto i volumi in aggetto degli edifici. Il progetto sembra alludere alle stratificazioni storiche e archeologiche della città di Roma che si presentano con la metafora dei layers digitali.

L’idea progettuale sul piano architettonico presenta un segno deciso che predomina negli spazi all’aria aperta, segnati dai volumi in aggetto, e negli ambienti di accoglienza, poi contraddetto dalla spazialità più sobria delle gallerie destinate a ospitare le collezioni dei due musei. Con differenti gradi di permeabilità, flessibilità e trasparenza, le diverse gallerie sono connotate dal controllo delle condizioni ambientali e di luce. Arte, architettura e spazi per eventi dal vivo convivono in una sequenza scenografica di suites caratterizzate da un uso modulato e zenitale della luce naturale. Lo spazio non si identifica esclusivamente in un percorso lineare, ma offre una gamma di scelte alternative per far sì che il visitatore non torni mai sui propri passi, godendo di suggestivi scorci panoramici sull’architettura, le opere e la città.

 

Il cantiere

Sono in calcestruzzo le pareti che caratterizzano la forma e la struttura del MAXXI, come pure le superfici orizzontali, le lame di copertura, interamente rivestite in cemento fibrorinforzato (GRC), e gran parte delle finiture (superfici a vista, pavimenti, arredi).

Per garantire la continuità della produzione del calcestruzzo e la qualità della miscela fu impiantata una centrale di betonaggio nell’area di cantiere. L’esigenza di controllare la resa estetica delle superfici in cemento faccia a vista, pensate da Zaha Hadid di colore chiaro, lisce e appena segnate dai fori degli elementi di connessione delle due facce del cassero, ha portato all’impiego di casseformi particolari, di dimensioni fuori standard. I casseri devono sopportare le enormi spinte esercitate dal calcestruzzo nella fase di getto. Il loro coefficiente di reimpiego è di poco superiore all’unità. La miscela utilizzata, del tipo autocompattante per garantire una superficie compatta e liscia, permette di realizzare le pareti a geometria complessa dell’edificio con getti di grandi dimensioni. L’impiego dell’acciaio è destinato ai collegamenti verticali e ad altri elementi architettonici come le travi di collegamento tra le pareti in calcestruzzo e i pilotis che sostengono i volumi in aggetto.

Il sistema di copertura è interamente prodotto fuori opera: integra gli elementi di serramento, i dispositivi di controllo dell’illuminazione naturale, gli apparecchi per l’illuminazione artificiale, i meccanismi per il contenimento del calore da irraggiamento solare. Composto da una doppia vetrata superiore e da un’ulteriore vetrata inferiore, è protetto all’esterno da un frangisole costituito da griglie metalliche che, oltre a schermare la luce, diventano passerelle percorribili a fini manutentivi.

 

L’edificio D

Due edifici dell’ex caserma Montello sono recuperati dal nuovo progetto, diventando parte integrante: l’edificio su strada inserito completamente nel corpo principale del museo; l’Edificio D è stato, invece, sede provvisoria dell’attività espositiva e culturale del MAXXI, nell’attesa della costruzione del museo vero e proprio.

Il primo intervento di recupero e adeguamento funzionale, realizzato in tempi brevissimi e basato sul criterio del “minimo intervento”, ha riportato gli ambienti interni alla spazialità originaria, restituendo unitarietà alle due grandi sale. La struttura in ferro a vista, il pavimento in battuto di cemento in cui affiorano i residui della pavimentazione originale in mattonelle di asfalto pressato, la continuità delle finestre lungo i due lati lunghi, conferiscono luminosità e grande respiro agli spazi espositivi. La semplificazione e la neutralità cromatica delle finiture determinano spazi di grande flessibilità che si offrono alle più diverse soluzioni allestitive.

Al termine di una seconda fase dei lavori la palazzina ospiterà spazi articolati destinati a diverse funzioni per accrescere l’offerta del nuovo museo e sottolineare la sua dimensione di campus pluridisciplinare e polifunzionale: la bibliomediateca, il bar-ristorante, la libreria dedicata, gli uffici di direzione e amministrazione.

 

La presentazione dello studio

Chi, meglio dello studio Hadid, potrebbe raccontare il MAXXI. Ecco quindi, di seguito, le parole con cui l’ormai scomparsa architetto anglo-irachena scelse di descrivere il suo progetto.

Il MAXXI, il primo museo pubblico italiano dedicato alla creatività, alle arti e all’architettura contemporanee, offre non solo un’arena in cui esporre l’arte, ma una “serra” di ricerca – uno spazio in cui i linguaggi contemporanei di design, moda, cinema, arte e architettura possono incontrarsi in un nuovo dialogo. Tre parole che incapsulano la visione del MAXXI: innovazione, multiculturalismo, interdisciplinarietà.

Il MAXXI sostituisce la nozione di museo come “oggetto” o entità fissa, presentando invece “un campo di edifici” accessibile a tutti, senza alcun confine preciso tra ciò che è “dentro” e cosa “senza”. Al centro di questa nuova realtà – la sua forza primaria- è una confluenza di linee-pareti che si intersecano e si separano costantemente per creare spazi interni ed esterni.

MAXXI si integra con i suoi dintorni, reinterpretando le reti urbane per generare la propria complessità geometrica. Attraverso il flusso delle sue mura definisce grandi flussi – le gallerie – e piccoli flussi – interconnessioni e ponti, deliziandosi in una particolare impronta a forma di L che in questo contesto diventa “liberazione” – una libertà di raggruppare, attorcigliare e girare attraverso edifici esistenti. In questo molto tortuoso MAXXI attinge e nutre vitalità culturale della sua città madre.

MAXXI Art e MAXXI architettura – due musei con questo spazio unico – fiancheggiano una grande hall di grandi dimensioni, da cui viene fornito l’accesso a tutte le gallerie, auditoria, caffetteria, negozi e servizi. Il movimento da questo punto oltre le pareti di contenimento del MAXXI avviene attraverso una passerella pedonale che ombreggia i contorni dell’edificio, ristabilendo un legame urbano oscurato per oltre un secolo.

Il MAXXI si esprime attraverso il vetro, l’acciaio e il cemento, godendoci la neutralità e ottenendo una grande flessibilità e varietà curatoriale.