11 Settembre 2023

Nel 2023 il MuSe, il Museo delle Scienze di Trento, ha spento le sue prime dieci candeline e l’ha fatto annunciando che, da quando ha aperto nel 2013, più di 4 milioni e 660mila persone hanno visitato il museo. L’iconico edificio è stato realizzato dallo studio Renzo Piano Building Workshop.

Ph: Ishida, Shunji © RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

L’area ex Michelin

Dove oggi sorge il quartiere Le Albere, un tempo si trovava la Michelin. Aperta nel 1927 fu il secondo punto operativo del brand appena dopo Torino. Qui gli operai erano impegnati a lavorare il cotone che arrivava dall’Egitto e veniva confezionato il tessuto utilizzato per la produzione degli pneumatici.

La fabbrica diventò famosa per il suo esempio positivo di creazione di fenomeni di aggregazione sociale, culturale e sportiva. Al suo interno infatti lavoravano 1500 persone, di cui la maggior parte donne, e vi erano anche attività pensate per le famiglie come il cinema e i campi da tennis.

Tutto cambiò verso la fine degli anni ’60 tra prese di coscienza operaia, contestazioni e l’inevitabile riduzione dell’attività industriale. Nel 1997 la fabbrica chiuse definitivamente e, pochi anni dopo, venne demolita.

L’area Le Albere


© RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

Il MuSe fa parte di un più ampio progetto di riqualificazione che comprende tutta l’ex area Michelin. Il progetto per il quartiere, concepito sempre da Renzo Piano, nasce infatti con l’intenzione di ricreare un vero e proprio pezzo di città, con le sue articolazioni, le sue gerarchie e la sua complessità funzionale.  Non a caso molti elementi e materiali scelti per il progetto sono i medesimi presenti nel centro storico, come per esempio l’altezza degli edifici e la pavimentazione di molte aree.

L’intera area è stata denominata Le Albere, che in dialetto trentino vuol dire “abete”, un nome scelto per rimarcare il desiderio di far trasparire l’essenza ecosostenibile del progetto stesso.

L’area, con una superficie utile lorda pari a oltre 115.000 mq, è suddivisa in 10 blocchi. Qui hanno trovato spazio funzioni commerciali, residenziali e del settore terziario. Simbolo dell’intero spazio è l’acqua che attraversa da Sud a Nord l’area e che si ritrova nelle forme stesse del Museo.


© RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

Alla base dell’intero progetto vi è la sostenibilità. Infatti, tutti gli edifici presenti nel quartiere consumano poca energia grazie all’ampio uso di risorse rinnovabili. Il MuSe, per esempio, ha ottenuto la certificazione LEED Gold mentre tutte le residenze e gli uffici sono classificati CasaClima di livello B.

Il MuSe

Situato nella parte nord del quartiere Le Albere, il MuSe si presenta con un’architettura davvero unica, in grado quasi di confondersi col contesto naturale che la circonda. Renzo Piano, infatti, è stato in grado di ricreare nella struttura architettonica il continuo saliscendi tipico delle montagne che qui fanno da sfondo. L’idea del progetto era quella di riuscire a realizzare un edificio ideale sia per interpretare i contenuti scientifici sia per parlare della natura, della sua storia e della sua fragilità. Il tema della montagna non è solo presente nella struttura ma è stato anche ripreso nel concepire il percorso espositivo che si sviluppa partendo dall’alto e scendendo giù fino al piano interrato.

Ph: Gadotti, Alessandro
© RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

L’edificio esternamente si presenta come un continuo gioco di spazi e di volumi, di pieni e di vuoti adagiati su un grande specchio d’acqua sul quale sembra galleggiare moltiplicando gli effetti e le vibrazioni della luce e delle ombre. Il tutto è tenuto insieme, in alto, dalle grandi falde della copertura.

Il MuSe si sviluppa su una lunghezza totale di 130 m fuori terra e una larghezza di 35 metri fuori terra. In altezza, invece, sviluppa le sue funzioni in 2 livelli interrati e 5 livelli fuori terra (compreso il pianterreno). In generale le funzioni del museo possono essere riassunte in cinque principali famiglie suddivise nei vari piani della struttura. Il primo gruppo riguarda le funzioni pubbliche ovvero gli spazi accessibili al pubblico, ma non direttamente legati alla funzione museale espositiva, come la lobby e la Biblioteca, la sala conferenze di 100 posti, con relativo spazio foyer al livello –1 e la caffetteria al piano terra, con affaccio diretto sulla lobby di ingresso. Vi sono poi le aree espositive, situate al livello -1 e 4, che comprendono gli spazi destinati all’esposizione ma anche le aule per le attività didattiche che completano la visita. All’ultimo piano invece trova posto una splendida terrazza panoramica.

Ph: Cano, Enrico
© RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

Non potevano poi certo mancare in un museo come questo le aree per collezioni e ricerca, gli uffici (suddivisi tra il 2°, 3° e 4° piano), magazzini e servizi (situati invece al -1). Al piano interrato – 2 invece si trovano i parcheggi. Tutti i piani sono collegati tra di loro da uno o più ascensori creando così spazi privi di barriere architettoniche.

A completare l’offerta espositiva del museo vi è una vera e propria Green House ossia una serra tropicale realizzata con lo scopo di far crescere e preservare un pezzo di foresta pluviale. La serra, che parte dal livello -1 per motivi di clima e temperature, raggiunge un’altezza interna di 12 metri utile alla crescita delle piante. Lo spazio interno è visibile sin da fuori grazie a un involucro trasparente di vetro e acciaio.

Ph: Cano, Enrico
© RPBW – Renzo Piano Building Workshop Architects

In aggiunta all’unicità della sua forma, lo studio degli allestimenti interni rende il museo ancora più particolare. Essi paiono infatti quasi invisibili in quanto gli oggetti sembrano sospesi nel vuoto grazie a dei sottili cavi di acciaio. Si spiega così il concetto Zero Gravity: il visitatore, una volta entrato nel Museo, si sente anch’egli sospeso nello spazio e nel tempo ma allo stesso tempo può percepire e comprendere meglio le connessioni e le sinergie tra natura e scienza.