1 Aprile 2020

In una situazione come quella che stiamo vivendo, unire le forze è la cosa giusta da fare. La pensano così anche il mondo dell’architettura e del design, che non ha pensato due volte ad allearsi a quello della medicina per rispondere prontamente all’emergenza Coronavirus. Nasce così CURA (Connected Units for Respiratory Ailments), un progetto open-source per la costruzione di nuove unità di terapia intensiva a partire da una serie di container riconvertiti.

Un gruppo internazionale di designer, ingegneri, medici ed esperti militari ha unito le proprie competenze per la realizzazione di un progetto senza precedenti.

Grazie al sostegno economico di Unicredit e la supervisione dello studio di architettura Carlo Ratti, è in sviluppo in questi giorni a Milano il primo prototipo.

Veri e propri ospedali da campo: unità rapide da installare e allo stesso tempo sicure per tutte le attività mediche. Un autentico reparto di isolamento, reso possibile grazie a dispositivi di biocontenimento con pressione negativa, facilmente trasportabile in tutto il mondo.

 

Nel dettaglio

Si tratta di un’unità compatta di terapia intensiva per pazienti con malattie respiratorie, posizionata all’interno di un container intermodale della lunghezza di circa 6 metri.

Ogni container CURA sarà dotato di tutte le strumentazioni mediche necessarie per accogliere al massimo due pazienti affetti da Covid-19. Compresi i ventilatori polmonari con supporti per fluidi endovenosi.

Ogni unità funzionerà in totale autonomia: i container sono connessi tra loro da una struttura gonfiabile e possono generare configurazioni modulari multiple (da 4 a 40 posti letto).

Possono essere posizionati in zone isolate o in prossimità, e quindi a sostegno, degli ospedali, aumentando il numero di posti letto in terapia intensiva.

Questo sistema,  infatti, «punta a essere rapido da installare come una tenda ospedaliera, ma sicuro per le attività mediche come un reparto di isolamento di un ospedale, grazie a dispositivi di biocontenimento», afferma la nota diffusa dal team di progettazione, che sottolinea l’adesione del progetto alle linee guida rilasciate dalle autorità cinesi per la lotta al COVID-19.

Lo sviluppo

Il progetto è sviluppato senza scopo di lucro e secondo una modalità open source, che significa che qualsiasi contributo o suggerimento per il perfezionamento del sistema è ben accetto (tutti i dettagli sul sito www.CURApods.org).

Il sistema CURA è stato progettato grazie al sostegno di Unicredit e a un gruppo di persone ed enti provenienti da vari settori. C’è lo studio di architettura CRA-Carlo Ratti Associati con Italo Rota (Design e innovazione), poi c’è il sostegno dell’Istituto Clinico Humanitas (Ingegneria medica), del Policlinico di Milano (Consulenza medica), di Jacobs (Alberto Riva – Master Planning, design, costruzione e servizi di supporto logistico), dello studio FM Milano (Identità visiva & graphic design), e poi ancora: Squint/opera (Digital media), Alex Neame – Team Rubicon UK (Logistica), Ivan Pavanello per Projema (Ingegneria MEP), Dr. Maurizio Lanfranco – Ospedale Cottolengo (Consulenza medica). CURA è supportato anche dal World Economic Forum, attraverso le piattaforme COVID-19 e Cities, Infrastructure and Urban Services.