23 Febbraio 2023

Nella zona di Corso Venezia a Milano, tra palazzi di prestigio, come il museo civico di Storia Naturale e il Planetario, trova posto anche la Fondazione Luigi Rovati che ospita al suo interno un museo d’arte. Situata al civico 52 di Corso Venezia, all’interno dello storico Palazzo Bocconi-Rizzoli dell’Ottocento, la Fondazione ha incaricato lo studio MCA – Mario Cucinella Architects di occuparsi di un intervento di recupero architettonico e dell’ampliamento dell’edificio.

© Giovanni de Sandre

Il palazzo storico

Il Palazzo sorge in quella che un tempo era nota come una delle zone più malfamate della città e che, addirittura, durante la peste del Manzoni era un ritrovo dei monatti.

Negli anni Trenta dell’Ottocento l’area diventa di proprietà di un inglese che vi installa un laboratorio per la produzione di bottoni e stemmi in metallo e che diventa poi una fabbrica di medaglie.

La prima costruzione del palazzo attuale risale al 1871 per volere del Principe di Piombino. Dopo numerosi passaggi di proprietà (tra cui le famiglie Bocconi e Rizzoli dalle quali prende il nome l’edificio), la struttura subisce un intervento di ristrutturazione e riqualificazione significativo nel 1960 che coinvolge l’architetto Ferdinando Reggiori, già archeologo e protagonista della ricostruzione della casa-museo del Poldi Pezzoli, e Filippo Perego, specializzato nella ristrutturazione di palazzi e ville antiche. Il primo si è occupato della morfologia del palazzo e del rifacimento della facciata interna; il secondo, invece, ha ridisegnato gli interni ripristinandone l’identità ottocentesca con l’inserimento di alcuni ambienti contemporanei.

Per anni il palazzo rimase disabitato e, nel 2016, la Fondazione l’ha acquistato per riqualificarlo e farlo diventare quello che è oggi.

La Fondazione Luigi Rovati

Nel 2016 la Fondazione Luigi Rovati incarica lo studio  MCA – Mario Cucinella Architects di occuparsi sia del recupero architettonico del palazzo sia dell’ampliamento e annessione di ulteriori aree da adibire a funzione museale. Dovendo mantenere invariata la storica facciata esterna, l’ampliamento avviene nelle aree sotterranee e, nello specifico, al primo piano interrato adibito a museo. È stato poi realizzato un secondo piano interrato, sotto il piano delle fondazioni, dedicato al deposito delle opere e a tutta l’impiantistica a servizio dell’intero edificio.

I primi lavori hanno riguardato soprattutto le attività preliminari propedeutiche agli scavi per la costruzione dei due nuovi piani interrati: rinforzo strutturale e opere di sottofondazione. Dopo l’alleggerimento con opere di strip-out e la demolizione di una porzione di copertura per motivi strutturali, l’edificio è stato temporaneamente adagiato sui pali di sottofondazione, consentendo la demolizione delle vecchie strutture di fondazione e la costruzione dei due piani interrati.

© Giovanni de Sandre

Allo spazio ipogeo si accede dall’ingresso principale attraverso una scala intagliata nella pietra serena, materiale estratto dalle cave tosco-emiliane. Una volta giunti allo spazio espositivo ci si trova davanti a tre sale circolari e una grande ellittica. Questo spazio in penombra è avvolto da 30.000 conci di pietra che in maniera continua avvolgono tutto lo spazio. La scelta della pietra serena non è stata casuale, anzi. Essa proviene dalle profonde cave di Firenzuola e dà il senso di uno spazio scavato, sottratto proprio come nelle cave. Inoltre, grazie alle sue speciali composizioni ricrea una moltitudine di piccole luci.

L’edificio si trasforma in un viaggio nel tempo dell’arte, nelle sue espressioni tecniche, poetiche e umane. In tale stratificazione del tempo, lo spazio dedicato alla collezione etrusca si trova nel primo livello interrato ampliato (sotto al giardino) al fine di creare una serie di nuove sale. Si tratta di spazio ipogeo, fluido ed ispirato alle tombe di Cerveteri, fra le poche architetture etrusche rimaste.

© Giovanni de Sandre

Parallelamente lo studio si è occupato anche della progettazione degli interni, degli allestimenti e della Direzione Artistica generale. È così che nei piani fuori terra sono cominciati i lavori di finitura. Al primo piano, o piano nobile, si è quindi proceduto al restauro e al riposizionamento delle boiserie e degli arredi preesistenti, progettati e introdotti nel palazzo dall’architetto Filippo Perego nella prima metà del ‘900.

Come in molti progetti, anche in questo caso la sostenibilità ambientale ed energetica è stata alla base di ogni scelta sia in termini impiantistici sia di scelte dei materiali e nelle generali strategie d’uso. L’edificio è infatti in corso di certificazione, mediante protocollo LEED v4 New Costruction & Major Renovation e il livello di prestazione previsto è il SILVER.

Nello specifico l’energia termica e frigorifera per la climatizzazione degli spazi è interamente ottenuta mediante sistemi a pompa di calore ad acqua di falda, attingendo quindi alla generosa risorsa geotermica di cui dispone la Città di Milano, annullando le emissioni di gas serra locali e garantendo la massima fruibilità di tutti gli spazi esterni dell’edificio senza introduzione di emissioni acustiche rilevanti e senza occupazione dei pregiati spazi esterni fruibili per il pubblico. Le prestazioni dell’involucro dell’edificio sono state notevolmente migliorate anche grazie alla coibentazione delle murature storiche conservate, alla sostituzione di tutti i serramenti con componenti ad alte prestazioni termiche e visive, e infine all’introduzione di sistemi di schermatura automatizzati sia per il controllo dell’energia solare sia per il controllo del comfort luminoso. Gli impianti di illuminazione sono full LED e a controllo dell’intensità.

La riduzione dei fabbisogni energetici è ottenuta anche mediante un impianto fotovoltaico nella copertura posizionato nella falda, lato interno per il rispetto del vincolo paesaggistico della veduta da Corso Venezia.

Tutti gli spazi sono ventilati con aria di rinnovo, trattata e filtrata secondo i più severi standard della certificazione LEED, al fine di garantire un elevato livello di qualità dell’aria interna con abbattimento del particolato e degli inquinanti gassosi. Tutti gli infissi sono stati sostituiti e ripensati appositamente per l’edificio e per i suoi ambienti, garantendo ottimi standard e caratterizzandosi per l’elevata customizzazione in termini di design, realizzati da Capoferri.

© Giovanni de Sandre

La realizzazione dell’intero progetto è stata possibile grazie a numerose sperimentazioni in scala reale. Inoltre la piena collaborazione dell’azienda incaricata alla produzione del materiale lapideo, Casone Group, e il prezioso apporto di professionalità provenienti dal mondo dell’ingegneria come Milan Ingegneria per le strutture e Manens ingegneria per gli impianti, del lighting design con lo studio Piero Castiglioni, dell’acustica con lo studio BioByte e delle luci con iGuzzini hanno consentito di sperimentare e analizzare ogni aspetto del progetto, compresi i temi di exhibit design sviluppati in collaborazione con la Fondazione Luigi Rovati e il gruppo Goppion.

Oltre alla visita dei piani interrati, chi entra negli spazi della Fondazione Rovati di Milano si potrà quindi perdere nei suoi cinque piani fuori terra: il livello zero è destinato alla hall di ingresso e al giardino, al bookshop, alla biglietteria e al caffè bistrot; il piano successivo, piano ammezzato, è destinato agli uffici della Fondazione Luigi Rovati; il piano nobile è destinato a spazi per l’esposizione museale e d’arte contemporanea con interventi site specific in alcune stanze; il piano secondo è destinato a eventi ed esposizioni temporanee; il terzo piano ospita il ristorante. A questi si aggiunge anche il giardino esterno, progettato dallo studio Greencure Marilena Baggio.