16 Ottobre 2019

“Una casa per gli alberi abitata dagli uomini”.

Così l’ha descritto Stefano Boeri nel libro che ha presentato il progetto.

Parliamo, per chi non l’avesse capito, del Bosco Verticale, complesso architettonico progettato da Boeri Studio e inaugurato nell’ottobre del 2014 ai margini del quartiere Isola di Milano.

Un ambizioso progetto di riforestazione metropolitana sviluppato attraverso la densificazione verticale del verde, che si propone di incrementare la biodiversità vegetale e animale della città, riducendo l’espansione urbana e contribuendo alla mitigazione del microclima.

Un progetto apprezzato in tutto il mondo, in grado di ricevere numerosi riconoscimenti, come l’International Highrise Award (2014) e, un anno più tardi, il premio come “grattacielo più bello e innovativo del mondo” attribuito dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat.

Ma vediamo nel dettaglio tutti i processi che anno portato alla sua costruzione.

 

ISPIRAZIONE

Impossibile, vedendo il Bosco Verticale, non pensare ai giardini pensili di Babilonia, costruiti nel 590 a.C. dal re Nabucodonosor II. Ai più attenti non sarà sfuggita nemmeno una somiglianza con i prati marcitoi dei monaci cistercensi (XIII secolo) e la torre Guinigi di Lucca.

La verità è che il Bosco Verticale appartiene a quella filosofia architettonica definita green architecture, di cui faceva parte anche la Casa nel Bosco progettata da Cini Boeri, madre di Stefano, progettista: costruzione situata in un bosco di betulle, dalla struttura articolata, al fine di evitare l’abbattimento degli alberi.

Ma non solo l’architettura. Anche letteratura e musica hanno giocato un ruolo fondamentale nell’ideazione del Bosco Verticale. Come dichiarato dallo stesso Boeri, infatti, a convincere l’architetto a puntare sull’interazione uomo-natura sono state opere come Il barone rampante (Italo Calvino, 1957) e la canzone Un albero di trenta piani, di Adriano Celentano (1972).

COSTRUZIONE

L’idea di progettare una struttura come il Bosco Verticale venne a Boeri nell’aprile del 2007, quando, ancora direttore di Domus, si era recato negli Emirati Arabi per visitare Dubai. La sensazione di muoversi in una “città minerale, fatta di decine di nuove torri e grattacieli, tutti rivestiti di vetro, ceramica o di metallo, tutti riflettenti la luce solare e dunque generatori di calore nell’aria e soprattutto sul suolo abitato dai pedoni” gli fece considerare la possibilità di avvicinarsi in maniera matura alla green architecture.

L’obiettivo doveva essere quello di progettare «due torri rivestite non di vetro, ma di foglie […] di piante, di arbusti, […] di alberi, […] di vita», lavorando allo stesso tempo alla riduzione dei consumi energetici.

Una sorta di futurismo architettonico che trovò il proprio manifesto prima nell’articolo A Milano nascerà la prima torre biologica e sostenibile, poi con quello che viene di fatto definito il Manifesto del Bosco Verticale, spingendo verso una coscienza collettiva di un’architettura viva e sostenibile.

Una letteratura che colpì molto la Hines, società immobiliare americana, che in quegli anni stava lavorando sulla presentazione di un progetto di riqualificazione urbana e architettonica all’interno del Centro Direzionale di Milano, nell’ambito di quello che molti conoscono con il nome di progetto Porta Nuova.

 

STRUTTURA

La struttura del Bosco Verticale consiste fondamentalmente in due torri: la De Castillia (torre E), alta 110 metri, suddivisi in 26 piani, e la Confalonieri (torre D), alta 76 metri per 18 piani. Le due sono collegate per mezzo di un basamento a L.

Entrambe presentano balconi costruiti in calcestruzzo armato che, con soletta strutturale spessa 28 cm e parapetti pieni alti 130 cm, sporgono in modo irregolare su tutti e quattro i lati degli edifici. Lo sfalsamento dei balconi, oltre a conferire dinamismo al profilo della struttura, consente l’innesto di alberi alti fino a 9 metri.

L’intera struttura è rivestita da pannelli in grass porcellanato grigi, con finitura opaca.

Il Bosco presenta tamponature stratificate, con isolante termico preaccoppiato con polistirene estruso, blocchi di laterizio alleggerito in pasta intonacato, intercapedini d’aria e facciata a schermo avanzato in lastre in grass porcellanato e una sottostruttura composta da montanti in alluminio.

Le pareti che separano il vano scala con le unità abitative presentano una muratura a cassetta, con laterizio alleggerito in pasta, con placcature in lastre di cartongesso, malta di rinzaffo, pannelli isolanti minerali e paramento murario in laterizio porizzato intonacato.

Le pareti sono legate alla sottostruttura attraverso delle staffe a T. Le lastre, invece, sono ancorate mediante fissaggio meccanico, sormontate da ceramica fresata e da scanalature del profilo di alluminio.

Molto particolare è l’utilizzo nascosto del laterizio, scelto per la sua consolidata flessibilità per il rivestimento delle pareti di tamponamento e delle murature strutturali.

 

GREEN

Le facciate del Bosco Verticale ospitano 711 alberi, 5.000 arbusti e 15.000 piante, che si densificano in altezza fino a coprire un’area pari a due ettari (20.000 mq).

La vegetazione offre tantissimi effetti benefici alle due torri e all’ambiente urbano circostante. Da un punto di vista ambientale e climatico.

Principale prodotto di questo progetto è la costituzione di un microclima che genera umidità, filtra le polveri sottili deviandone il percorso, attenua l’inquinamento acustico, depura l’aria e protegge dall’irraggiamento solare attraverso l’ombreggiatura fogliare (che ripara anche dal vento).

L’irrigazione delle alberature avviene mediante l’utilizzo di un sistema d’irrigazione a goccia a manutenzione centralizzata. L’acqua viene recuperata dalle acque grigie prodotte dall’edificio o dalla falda acquifera. Questa, accumulatasi in una cisterna, defluisce attraverso una rete di condotti d’irrigazione a vista, che blocca automaticamente il regime idrico nel caso vi siano meno di zero gradi.

 

PREMI E RICONOSCIMENTI

I riconoscimenti vinti dal Bosco Verticale fino a questo momento sono due.

Il 19 novembre 2014 vince l’International Highrise Award, competizione internazionale a cadenza biennale per l’assegnazione del premio di grattacielo più bello del mondo con la motivazione di “esempio eccellente di rivitalizzazione di un centro urbano”.

Il 13 novembre 2015, invece, il Council on Tall Buildings and Hurban Habitat, promosso dall’Illinois Institute of Technology di Chicago, ha eletto il Bosco come “migliore architettura del mondo 2015”, con la seguente motivazione.

«Il Bosco Verticale è un esempio unico nell’utilizzo del verde in altezza e in proporzione. La “facciata vivente” dell’edificio, che incorpora numerosi alberi e oltre 90 specie di piante, svolge il ruolo di interfaccia attiva per l’ambiente circostante. Ciò che rende l’idea eccezionale è l’azione delle piante, che agiscono come estensione della copertura esterna dell’edificio. La giuria ha definito innovativa l’esplorazione della vitalità del verde su tali altezze».

 

ARCHITETTO

Come detto in precedenza, progettista del Bosco Verticale è Stefano Boeri, architetto classe ’56, fondatore nel 2009 di Stefano Boeri Architetti.

Laureatosi nel 1980 in Architettura al Politecnico di Milano, nel 1989 consegue un dottorato di ricerca in urbanistica all’Università IUAV di Venezia.

Da febbraio 2018 è stato nominato presidente della Triennale di Milano.

 

NEL MONDO

Il Bosco Verticale di Milano può essere considerato, di fatto, un primo esperimento di residenza sostenibile. Lo studio ha infatti recentemente vinto una gara a Losanna (Svizzera) per sviluppare questo modello con una torre di 117 metri, che ospiterà più di 100 alberi di cedro (il nome del progetto sarà Torre dei Cedri), arbusti e piante per un’area totale di 3000 mq. Boeri sta inoltre esportando il modello anche a Nanjing, Utrecht, Parigi ed Eindhoven.