29 Giugno 2021

Uno dei grattacieli più importanti di Milano, monumento immobiliare tra i più iconici nel cuore del capoluogo lombardo, testimonianza di un significato storico e architettonico unico per la città e l’Italia intera.

Torre Velasca è questo e in futuro promette di diventare molto di più, grazie a un progetto di reinterpretazione in chiave contemporanea previsto dalla collaborazione tra Hines e l’Ente per il Patrimonio.

STORIA

L’edificio fu progettato dallo Studio BBPR su incarico della società committente Ri.C.E. (Ricostruzione Comparti Edilizi), che nel 1949 ottenne dal Comune di Milano la licenza per costruire «un edificio pluripiano a uso misto commerciale e residenziale da insediarsi in un’area di suolo pubblico di riconversione», a seguito della devastazione inflitta dai pesanti bombardamenti angloamericani della seconda guerra mondiale.

Gli studi di progettazione iniziarono nel 1950 con la collaborazione dell’ingegnere torinese Arturo Danusso e furono da subito indirizzati verso la creazione di un nuovo simbolo della rinascita post-bellica di Milano, ipotizzando inizialmente un grattacielo da realizzarsi completamente in acciaio e vetro. Per accertarsi maggiormente della fattibilità di tale progetto, lo Studio BBPR interpellò anche un’azienda di New York specializzata nella consulenza economica per progetti di grattacieli, la quale evidenziò che la condizione dell’industria siderurgica italiana del tempo non sarebbe stata in grado di sostenere una simile richiesta di materia prima; l’iniziale ipotesi di una torre in acciaio venne dunque accantonata anche a causa degli alti costi del materiale, pertanto lo Studio BBPR optò per la soluzione in calcestruzzo armato con rivestimento in pietra che ridusse i costi di un quarto ma che si sarebbe altresì inserita meglio nel contesto architettonico cittadino.

Fra il 1952 e il 1955 venne portato a termine il progetto definitivo dell’edificio, che venne approvato dal committente e realizzato dalla Società Generale Immobiliare tramite Sogene, tra il 1956 e il 1957. I lavori di costruzione durarono 292 giorni, concludendosi con otto giorni di anticipo rispetto a quanto previsto dal contratto.

A seguito di alcuni passaggi di proprietà negli anni duemila l’edificio passò alla Fondiaria Sai, facente parte del Gruppo Ligresti e successivamente, dopo la fusione con Unipol, entrò a far parte del patrimonio immobiliare della nuova società UnipolSai, che si occupò di una totale ristrutturazione.

Nell’ottobre del 2019 è stata conclusa una nuova trattativa con cui Unipol ha ceduto la Torre Velasca al gruppo americano Hines, a fronte di un esborso economico complessivo di 220 milioni di euro.

IL PROGETTO

ESTERNO

La Torre Velasca costituisce il risultato più rappresentativo del celebre gruppo di architetti dello Studio BBPR, in cui Ernesto Nathan Rogers, già direttore della rivista Casabella, rappresentava un punto di riferimento per l’architettura italiana che cercava il superamento del razionalismo e una sua reinterpretazione.

La caratteristica morfologia della torre è la conseguenza di un approfondito studio di molteplici fattori che trovano le loro origini dapprima nella creazione di un nuovo simbolo per la Milano del dopoguerra, dopodiché nella ricerca di uno slancio verticale contrapposto alla costrizione in cui si trova la base dello stesso edificio, ubicato nella piccola piazza omonima. Al tempo stesso la Torre Velasca vuole rappresentare la risposta funzionale frutto della reinterpretazione del Razionalismo, ma anche una evidente citazione dell’architettura medievale lombarda, tra cui la stessa Torre del Filarete del Castello Sforzesco.

L’edificio si sviluppa su una planimetria a base rettangolare e s’innalza per 28 piani, due di cui interrati. L’ingresso principale è sul lato sud ed è preceduto da una struttura a un piano che ospita i locali commerciali e spazi deputati alla portineria e al servizio di guardianìa, sospesa su quattro pìloti centrali a “T” e scandita da un’ampia superficie vetrata costituita da una serie ripetuta di finestre affiancate da sottili paraste.

Tutti i prospetti dell’edificio sono analoghi e scanditi dalle nervature della struttura portante volutamente evidenziata che si raccordano alle travature oblique che emergono a partire dal quindicesimo piano. Le finestre sono tutte rettangolari e di egual misura, la cui disposizione si basa su una griglia di ingombri apparentemente casuali, suggerita dallo stesso telaio strutturale che è tamponato da pannelli prefabbricati in cemento e graniglia di porfido rosa disposti in maniera irregolare. Questa voluta asimmetria nella disposizione delle finestre e delle analoghe aperture che celano i balconi incassati all’interno dei prospetti crea al contempo uniformità e dinamismo, con un’alternanza di pieni e vuoti che il Portoghesi definì «spettinature», ovvero la risultanza di «una riedizione più complessa della dialettica tra gabbia strutturale e involucro murario del razionalismo italiano».

I primi diciassette piani fuori terra hanno una destinazione d’uso differente: attività commerciali al piano stradale, uffici e studi professionali ai piani superiori. Il 18º piano ospita unicamente locali tecnici di servizio, aree comuni e gli accessi alla balconata che percorre l’intero perimetro dell’edificio.

Proprio tra il 15º e il 18º piano si può notare l’aspetto strutturale più caratteristico dell’edificio, ovvero la struttura portante progettata dall’ingegner Arturo Danusso per sostenere il modulo aggettante superiore che ospita i restanti otto piani a uso abitativo. Essa è costituita da venti travature oblique a sezione trilobata che emergono dai prospetti esterni e che in corrispondenza del 18º piano si innestano ai pilastri perpendicolari superiori e ai grandi puntoni di raccordo, uniti alle mensole d’ancoraggio a “V” che sporgono vistosamente dal diciassettesimo piano e che sono la parte terminale di una fitta rete incrociata di tiranti che percorrono l’intero solaio su cui poggia il modulo aggettante superiore. I piani superiori, fino al venticinquesimo, sono invece destinati unicamente ad appartamenti privati.

Il modulo terminale dell’edificio è infatti costituito da una planimetria più larga rispetto ai piani sottostanti in funzione del fatto che, secondo l’autore del progetto, le abitazioni private dal 19º al 25º piano necessitano di una profondità maggiore del corpo di fabbrica rispetto agli uffici sottostanti e, al tempo stesso, devono determinare una sorta di distacco formale che suddivide nettamente le due aree dell’edificio.

Il 25º piano ospita sei unità abitative duplex disposte su due livelli, con il piano attico mansardato ed è caratterizzato da un grande terrazzo che percorre l’intero perimetro del modulo aggettante che contraddistingue la parte sommitale della struttura, seppur suddiviso secondo i confini delle singole unità abitative. Oltre alle nervature a vista della struttura portante che vanno rastremandosi fino a scomparire nei prospetti del modulo superiore, le maggiori citazioni neogotiche di richiamo medievale sono le guglie che compongono la balaustra di pannelli in vetro di questa terrazza sommitale e la copertura, costituita da un tetto metallico a quattro falde che ospita il secondo piano mansardato degli attici, a sua volta sormontato da un nucleo in laterizio dove vi sono locali tecnici, antenne e comignoli.

INTERNO

Complessivamente l’edificio contava originariamente 800 unità immobiliari. Fin dalle prime bozze di progetto lo Studio BBPR delineò una torre in cui la parte superiore fosse più larga di quella inferiore in funzione del fatto che, secondo i progettisti, le abitazioni dal 19º al 25º piano necessitassero di una profondità maggiore del corpo di fabbrica rispetto agli uffici presenti dal 2º al 10º piano e agli studi professionali con abitazione annessa dall’11º al 17º piano.

Il 18º piano è dedicato unicamente a locali tecnici di servizio, magazzini di pertinenza delle abitazioni, aree comuni, toilettes e due accessi alla balconata incassata che percorre l’intero perimetro esterno dell’edificio, da cui è possibile anche ispezionare periodicamente le travature oblique della struttura portante o intervenire per la manutenzione dell’illuminazione esterna installata sulle facciate dell’edificio.

Il modulo superiore più aggettante che ospita i piani compresi tra il 19º e il 25º è destinato unicamente alle 72 unità abitative da due a sette vani più servizi, tutti comprensivi di veranda e terrazzo. Il 25º piano ospita le unità più prestigiose, ovvero 6 appartamenti duplex disposti su due livelli, con piano mansardato e terrazza panoramica.

Originariamente tutte le 800 unità immobiliari erano già dotate di impianti tecnologici d’avanguardia come il riscaldamento a pavimento e l’aria condizionata in ogni ambiente, mentre i 72 appartamenti erano anche provvisti di arredi permanenti come armadi, serramenti specifici, cucina con elettrodomestici in modo che gli inquilini fossero liberi di provvedere soltanto all’arredo con mobili propriamente detti. Molti di questi dettagli architettonici d’arredo sono stati conservati anche nelle ristrutturazioni più recenti.

I due piani ipogei ospitano svariati locali tecnici e l’ampia rimessa per 450 autovetture con un impianto di autolavaggio, la cui rampa d’accesso si trova sul lato opposto all’ingresso dell’edificio.

LA RISTRUTTURAZIONE FIRMATA HINES

Torre Velasca rappresenta uno dei monumenti immobiliari più iconici nel cuore di Milano e ha un significato storico e architettonico unico per la città di Milano e per l’Italia. Costruita tra il 1956 e il 1958 dalla prestigiosa collaborazione architettonica Studio BBPR (Banfi, Belgioioso, Peressutti e Rogers), Torre Velasca si trova in Piazza Velasca, nel centro storico della città, vicino al Duomo. Il bene ad uso misto di 34.000 metri quadrati comprende uffici, spazi residenziali e commerciali.

Più che un grattacielo storico, Torre Velasca è un bene unico nel mondo dell’urbanistica ed è tutelato dall’Ente per il Patrimonio. Da sempre simbolo dello skyline milanese e dell’architettura contemporanea. Con i suoi 28 piani che raggiungono i 106 metri di altezza e la sua caratteristica forma a fungo, è una delle più importanti opere architettoniche del dopoguerra, che unisce tradizione e innovazione, passato e presente.

La collaborazione di Hines con l’Ente per il Patrimonio è volta a preservare il prezioso patrimonio dell’edificio reinterpretandolo in chiave contemporanea. Il piano di ristrutturazione prevede il restauro degli esterni originali per mantenere l’iconica facciata. Gli interni saranno suddivisi in diverse aree funzionali dedicate, moderne e dinamiche incentrate sull’interazione, lo scambio culturale e il benessere personale, reinterpretando le esigenze in evoluzione della comunità locale. Il bene è stato pre-valutato LEED GOLD.

La riqualificazione reinventerà anche il contesto urbano circostante, riqualificando la piazza con aree verdi e un vivace spazio commerciale esclusivamente pedonale, rimuovendo alcune barriere architettoniche e parcheggi per migliorare l’accessibilità e fornire una migliore esperienza, con conseguente creazione di una nuova destinazione milanese . I lavori saranno completati nel 2023.