27 Ottobre 2021

Nate con la vocazione di essere una nuova opportunità residenziale al di fuori delle vecchie mura della città di Napoli e finite per essere simbolo di degrado.

È la storia delle vele di Scampia, un complesso abitativo costruito nell’omonimo quartiere del capoluogo campano tra il 1962 e il 1975 dall’idea dell’architetto Francesco Di Salvo, per dare risposta alla crescente domanda di abitazioni a basso costo per fasce economicamente svantaggiate.

STORIA

Nel 1962 venne promulgata la legge 167, contenente disposizioni nel campo dell’urbanistica in Italia, in particolare nella materia dell’edilizia residenziale pubblica.

Le vele facevano parte di un progetto abitativo di larghe vedute, che prevedeva anche uno sviluppo della città di Napoli nella zona est di Ponticelli.

L’architetto Francesco Di Salvo, dopo anni di sperimentazioni nell’ambito della progettazione per l’edilizia economica e popolare, si vide affidare dalla Cassa del Mezzogiorno l’incarico di realizzare a Scampia un nuovo complesso residenziale.

Le vele furono così costruite tra il 1962 e il 1975.

ISPIRAZIONI

Le strutture vennero realizzate su un progetto dello stesso, che si era ispirato all’Exisenzminimum, una corrente architettonica per la quale l’unità abitativa del singolo nucleo familiare sarebbe dovuta essere ridotta al minimo indispensabile.

Questo avrebbe comportato sì una spesa costruttiva ridotta, ma anche il massimo utilizzo degli spazi comuni, dove la collettività avrebbe dovuto integrarsi.

Il progetto si ispirava ai vicoli del centro storico di Napoli, che, nelle intenzioni dell’architetto, sarebbero dovuti essere ricreati in un unico condominio.

Principi delle unitès d’habitation di Le Corbusier e delle strutture a cavalletto proposte da Kenzo Tange ispirarono Di Salvo, che articolò l’impianto del rione su due tipi di struttura: a torre e a tenda. Quest’ultimo tipo, che imprime l’immagine predominante del complesso delle Vele, è contraddistinto dall’accostamento in sezione di due corpi di fabbrica lamellari inclinati, separati da un grande vuoto centrale e attraversato da lunghi ballatoi sospesi a un’altezza intermedia rispetto alle quote degli alloggi.

PROGETTO

Il complesso era originariamente composto da 7 edifici su un’area di 115 ettari.

Quattro di questi sono stati demoliti nel 1997, 2000, 2003 e 2020. Dei tre rimasti, due saranno demoliti, mentre l’ultimo verrà riqualificato.

Gli edifici risultarono composti da due corpi di fabbrica paralleli tra loro, dei grossi blocchi uniti da ballatoi e rampe di scale, lunghi 100 metri e alti 45 con 14 piani l’uno. Ogni edificio converge verso l’alto con una curva parabolica (da cui deriva il nome “Vela”). Ciascuna abitazione è di dimensioni piuttosto contenute e standardizzate, 50 metri quadrati all’interno, con terrazza esterna di 10 metri quadrati; le strutture portanti sono realizzate in cemento armato con elementi prefabbricati.

L’area in cui le Vele sorsero ricadeva in due lotti contigui, separati da uno dei rami del reticolo viario (l’intero territorio di Scampia fu diviso in vari lotti da edificare).

Nel lotto M furono costruite quattro Vele, indicate alfabeticamente con le lettere A, B, C, D. Nel lotto L furono costruite le restanti tre, indicate dalle lettere F, G e H. Accanto alla classificazione alfabetica se ne aggiunse, alle vele rimaste in piedi dopo il 2003, una cromatica cosicché ogni Vela venne denominata da parte della popolazione del quartiere attraverso un colore: vela rossa, vela celeste, vela gialla, vela verde.

L’edificazione del complesso venne affidata a un ente appaltante che autonomamente manomise l’idea di Di Salvo, partendo da soluzioni strutturali con l’adozione del solo calcestruzzo armato in sostituzione degli elementi prefabbricati brevettati dallo stesso progettista e dal punto di vista formale venne completamente alterato il sistema modulare originale.

RESTART SCAMPIA

Dei sette edifici iniziali del sito, contrassegnati dalle lettere A-B-C-D-E-F-G, ne rimarrà uno solo. Le demolizioni, già iniziate nel 1997, proseguono.

Rimarrà in piedi la sola vela B, detta anche Vela azzurra, che verrà riqualificata con un investimento finanziato dal Comune di Napoli pari a 27 milioni di euro, compreso nel progetto Restart Scampia. All’interno saranno ospitati gli uffici della Città Metropolitana e la Facoltà di medicina e chirurgia dell’università Federico II; inoltre verrà migliorato il quartiere con nuove connessioni con la città e la realizzazione di alloggi, strutture commerciali, scolastiche, culturali, per il tempo libero e lo spettacolo.

Restart Scampia è un progetto di rigenerazione urbana che prevede in una prima fase l’abbattimento di tre “Vele” (A, C e D) e la riqualificazione della quarta (B) destinata ad alloggi nonché, la sistemazione degli spazi aperti pertinenziali. In una successiva fase, in attuazione di un piano complessivo, è previsto l’accrescimento dei servizi e il rafforzamento delle attrezzature collettive. In particolare:

   –  realizzazione di asili nido, di scuole materne e di scuole superiori;

   –  potenziamento dei servizi sociali per le donne e per le famiglie;

   –  realizzazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica;

   –  realizzazione di strutture commerciali, culturali, per il tempo libero e lo spettacolo;

   –  insediamenti per la produzione di beni e servizi (laboratori artigianali, piccole botteghe);

   –  elaborazione di un Piano Urbanistico Attuativo relativo al lotto M (area delle “Vele”);

   –  realizzazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II;

   –  riqualificazione del Parco di Scampia con nuove connessioni con l’intorno urbano;

   –  riqualificazione dell’area antistante alla Stazione “Scampia” della Linea 1 della Metropolitana e dell’asse di collegamento tra questa e il Parco.