In un momento storico in cui l’ospedale torna ad essere “al centro del villaggio”, parafrasando un vecchio adagio francese, la curiosità sulla storia dei nosocomi diventa più attuale che mai. Per questo motivo, spulciando le diverse enciclopedie di storia dell’architettura, alla voce Ospedale più antico del mondo, abbiamo scoperto la storia dell’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze. Quello che viene considerato da tutti come l’ospedale più antico del mondo.
Storia
Fondato nel 1288 da Folco Portinari, il padre della Beatrice di Dante per intenderci, su indicazioni di Monna Tessa, governante di famiglia, è una delle più antiche e importanti istituzioni assistenziali fiorentine.
Oltre al profilo storico, ha un corredo artistico di tutto rispetto grazie alla profusione di decorazioni da parte di alcuni dei migliori artisti fiorentini nei secoli. In considerazione del fatto che in alcuni casi le esigenze ospedaliere sono venute in contrasto con le necessità di conservazione delle opere, oggi molti capolavori si trovano dislocati in musei nelle vicinanze, come lo Spedale degli Innocenti ed il Museo di San Marco.
La struttura, destinata alla cura degli infermi, era suddivisa in due aree, femminile e maschile, dove potevano avere accoglienza circa duecento ricoverati.
732 anni di storia, assistenziale e architettonica, che possono essere rivissuti analizzando i diversi secoli.
Quattrocento
Specialmente nel XV secolo l’ospedale godette di una notevole floridezza economica e nel 1419 ricevette la visita di papa Martino V. A quest’epoca risalgono gli interventi di trasformazione e ampliamento dell’edificio, come l’aggiunta nel 1420 del chiostro delle Medicherie, ad opera di Bicci di Lorenzo. In questo luogo si conservano ancora una terracotta invetriata raffigurante La Pietà di Giovanni della Robbia e un’altra terracotta con la Madonna col Bambino e due angeli attribuita a Michelozzo. Sempre nei primi decenni del XV secolo furono decorate le corsie da Niccolò di Pietro Gerini, affreschi che oggi in parte sono conservati nelle collocazioni originarie, in parte staccati e sistemati nel salone di papa Martino V dove hanno oggi luogo alcuni uffici di rappresentanza della presidenza. Nell’ex chiostro delle Ossa si trovava l’affresco staccato rappresentante il Giudizio universale di Fra Bartolomeo, ora al Museo di San Marco.
Cinquecento
Ulteriori interventi si ebbero nel tardo Cinquecento ad opera di importanti artisti: il Giambologna realizzò gli stucchi della corsia degli uomini; Alessandro Allori affrescò la cappella della corsia degli uomini; Bernardo Buontalenti dipinse ad affresco le pareti ed il controsoffitto della corsia delle donne, opere oggi staccate e conservate nella Pinacoteca dello Spedale degli Innocenti. Il Buontalenti progettò anche il grande porticato che ancora oggi sta all’ingresso principale, anche se non ne vide la messa in opera. Fu infatti eseguito da Giulio Parigi (1611) e portato a termine definitivamente solo nel 1960.
Seicento
Nel Seicento l’antica corsia delle donne venne sostituita da Giovanni Battista Pieratti con un nuovo più spazioso ambiente nella zona ovest (1660)
Epoca Moderna
Il completamento del loggiato che circonda la piazza antistante l’ospedale risale appena all’immediato dopoguerra, quando nell’ambito dei lavori all’attigua sede storica della Cassa di Risparmio di Firenze, l’architetto Nello Bemporad mise in opera il lato ovest riprendendo fedelmente il progetto incompiuto dell’Ammannati.
Nel 2014 si è concluso un restauro del loggiato esterno e dei chiostri monumentali iniziato quasi dieci anni prima. A conclusione dei lavori sarà aperto un museo sulle opere ancora di proprietà dell’ospedale, tra cui le rare terracotte del primo Rinascimento di Dello Delli già a decorazione dei portali.
Storia del progetto
Tra il 1313 e il 1315 risulta già costruito il primo ‘braccio’ della crociera dell’ospedale maschile. Nei decenni successivi, in ragione delle sempre maggiori esigenze di spazio, la struttura conobbe ampliamenti e trasformazioni che la resero uno dei più moderni (in ragione dei tempi) luoghi di cura, dal 1840 sede anche della scuola per gli studi pratici delle facoltà di Medicina e Chirurgia, e dal 1870 di ulteriori cliniche allestite nel retrostante convento dismesso di Santa Maria degli Angioli, acquisito dall’istituzione in quello stesso anno.
La complessità della struttura e le molte opere d’arte qui conservate, non consentono (anche per il carattere di queste note per lo più rivolte a documentare il carattere degli edifici al loro esterno) se non di soffermarsi sull’esteso fronte che perimetra per tre lati la piazza di Santa Maria Nuova, ugualmente frutto di una complessa e lunga storia. Questo si caratterizza per un ampio loggiato formato da diciassette arcate di luce variabile che si estende senza soluzione di continuità e che tuttavia risulta costruito in tempi diversi. Il progetto originario spetta a Bernardo Buontalenti e risale al 1574, nell’ambito di un cantiere teso ad ampliare sia le corsie di degenza e gli spazi ospedalieri sia la chiesa di Sant’Egidio, già ricostruita tra il 1418 e il 1422 e inglobata nella fabbrica. Si dovrà tuttavia attendere il 1612 per l’edificazione delle prime sei arcate del loggiato esterno, compiute entro il 1616 nell’ambito di un cantiere diretto da Giulio Parigi. Le ulteriori cinque arcate del loggiato di facciata sono invece da datarsi tra il 1660 e il 1666 (a questo cantiere è da riferire anche il balcone centrale sorretto da due colonne), mentre quelle dell’ala di loggiato a est, provvisto di tre arcate, risalgono al 1707-1710.
A questo stesso periodo è databile il piano superiore, originariamente destinato alla biblioteca. L’ala di sinistra è invece un completamento recente, da riferirsi al 1959-1960 e condotto replicando il modulo antico, con un cantiere diretto dall’architetto Nello Bemporad e promosso dall’avvocato Mario Gobbo, allora presidente della Cassa di Risparmio che proprio alle spalle di quest’ala ha una porzione delle proprie proprietà e uffici (l’impresa è ricordata da una lunga epigrafe in latino posta sotto il loggiato e dovuta a Ugo Enrico Paoli). Al termine dei lavori, per intervenire sullo stridente contrasto tra la parte nuova e quella antica e visibilmente degradata, si procedette al restauro dell’intero fronte, sempre con la direzione di Nello Bemporad.
Al 1996 si data un ulteriore intervento sulla facciata, come cantiere inserito tra quelli straordinari finanziati in occasione dello svolgimento a Firenze del Consiglio Europeo del 21-22 giugno di quell’anno. Sotto il portico sono grandi lunette ad affresco, opera di Cristoforo Roncalli detto Pomarancio e datate al 1614, raffiguranti, nell’ordine, da sinistra, Disputa al tempio, Strage degli Innocenti, Adorazione dei Magi, Adorazione dei pastori. Alla testata di destra è un grande affresco con l’Annunciazione, opera di Taddeo Zuccari (1560 ca.). Al centro del portico è l’ingresso alla chiesa di Sant’Egidio con una lunetta recante il calco di una Incoronazione della Vergine attribuita a Dello Delli. Dei cinque busti posti su mensole al culmine degli archi del loggiato quattro sono antichi e, partendo dalla sinistra del porticato di facciata, raffigurano Cosimo II de’ Medici (Giovanni Battista Caccini), Ferdinando II (Bartolomeo Cennini), Cosimo III (Carlo Andrea Marcellini), Gian Gastone (Antonio Montauti), ciascuno riconducibile e quindi databile alle varie fasi di costruzione della fabbrica. Il busto sull’ala sinistra, moderna, rappresenta Bernardo Buontalenti ed è opera di Mario Moschi (1960).
Attualmente l’ospedale è interessato da un cantiere frutto di un “Piano straordinario per la riqualificazione dell’assistenza sanitaria dell’area fiorentina” promosso dalla Regione Toscana nel 1999-2000. Il complesso appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.