10 Gennaio 2024

In una città in continuo cambiamento come Milano anche quelli che sono i simboli culturali devono rimanere al passo con i tempi che corrono e (ri)presentarsi con nuovi volti e nuove idee. Ne sono un esempio le università che, negli ultimi anni più che mai, si stanno adoperando per allargarsi riqualificando anche i propri spazi. Dopo l’Università Cattolica che sta inglobando l’ex Caserma Garibaldi, ora è la volta dell’Università Statale di Milano che presto avrà un nuovo Campus umanistico in zona Città Studi su progetto di Ottavio Di Blasi – ODB & Partners, redatto in ATI con Milan Ingegneria SpA e Tekser s.r.l., selezionata con bando di gara indetto dalla Statale nel 2021, e con la collaborazione della Direzione Edilizia e Sostenibilità dell’Ateneo.

© Ottavio Di Blasi – ODB & Partners

L’Università Statale di Milano

Il 2024 è un anno importante per l’Università Statale di Milano che, il prossimo 8 dicembre, spegnerà le sue 100 candeline.

La sua storia, infatti, è cominciata nel 1924 grazie alla determinazione di Luigi Mangiagalli, medico e ginecologo, che realizzò così il sogno, a lungo coltivato, di un ateneo per il capoluogo lombardo. Prima di allora Milano non offriva veri e propri istituti universitari ma più che altro istituti e scuole di livello che, anni dopo, divennero parte della Statale. Tra queste, l’Accademia Scientifico-Letteraria, nata nel XIX secolo, che gettò le basi per la facoltà di Lettere e Filosofia; le Scuole Palatine, nate all’inizio del Seicento, che ebbero tra i loro insegnanti, intellettuali e studiosi nomi come Paolo Frisi, Cesare Beccaria e Giuseppe Parini; le Scuole superiori di Veterinaria e di Agraria; l’Osservatorio astronomico di Brera e gli Istituti clinici di perfezionamento – nati nel 1906 – destinati a giovani medici e voluti da Luigi Mangiagalli.

Quando Mangiagalli divenne sindaco di Milano si adoperò realmente per dare vita alla prima università cittadina. Il suo progetto cominciò a concretizzarsi nel 1913 quando il Comune concesse dei terreni alle porte est della città, in quell’area che Mangiagalli stesso aveva pensato come una “Città degli Studi” e che ancora oggi viene chiamata così. I lavori cominciarono nel 1915 e si conclusero quasi dieci anni dopo. Le prime facoltà furono: Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Medicina e Chirurgia, Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali.

© Giovanni Dall’Orto, via Wikimedia Commons

Alla fine della seconda guerra mondiale il complesso della Ca’ Granda, che in origine era un ospedale, venne assegnato all’Università degli Studi. Dopo numerosi restauri, curati dall’architetto Liliana Grassi, nel 1958 il Rettorato, insieme alle facoltà di Lettere e Filosofia e Giurisprudenza, trovarono sede definitiva in via Festa del Perdono.

Negli anni il numero degli iscritti continuò a crescere fino agli anni ’90. Questo periodo, infatti, segnò per la Statale l’avvio di un processo fondato sullo sdoppiamento delle Facoltà con il numero più alto di iscritti che, grazie a una specifica legge nazionale in materia di mega-atenei, ebbe come esito la nascita dell’Università dell’Insubria e dell’Università Milano-Bicocca.

Negli ultimi anni l’Università ha deciso di riorganizzare i suoi Campus sparsi per tutta la città. Al momento è al lavoro sul Campus scientifico, che a partire dal 2026 troverà posto all’interno di MIND – Milano Innovation District, e sul nuovo Campus umanistico, che porterà alla trasformazione del vecchio complesso architettonico risalente agli anni ’30, originariamente sede delle Facoltà di Agraria e Veterinaria.

Il nuovo Campus di Città Studi

© Ottavio Di Blasi – ODB & Partners

Il nuovo progetto del Campus umanistico nell’area di via Celoria 10 in Città Studi sarà composto da dieci edifici collegati tra loro da un sistema di passerelle coperte, cosa che li renderà fruibili indipendentemente dalle condizioni atmosferiche esterne e superando così il limite storico dei complessi edilizi a padiglioni.

Al suo interno troveranno posto i corsi di laurea dell’ambito dei beni culturali, con le correlate attività di ricerca che oggi avvengono all’interno della sede di via Noto che verrà poi dismessa. A questi si aggiungeranno anche alcuni dei corsi della Facoltà di Scienze politiche e sociali, che fanno riferimento alla storica sede di via Conservatorio, così come le attività formative post laurea (Master e Corsi di perfezionamento) ma anche il Centro Apice – Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale – e la nuova sede del Museo Antropologico (MUSA e LABANOF).

© Ottavio Di Blasi – ODB & Partners

Non mancheranno poi le aree verdi che passeranno dagli attuali 3.116 mq a 5.846 mq riducendo al minimo i parcheggi riservati all’interno dell’area del Campus.

“Il nostro progetto trasformerà il vecchio complesso a padiglioni di Città Studi in un moderno Campus Urbano capace di fare avanzare la Statale di Milano nel ranking internazionale delle Facoltà Umanistiche”, ha dichiarato l’Architetto Ottavio Di Blasi. “Il restauro degli edifici antichi si affiancherà alla creazione di nuove architetture contemporanee. Ciò è coerente con l’ideale umanistico che punta a far convivere il rispetto del passato con la capacità di proiettarsi in avanti verso il nuovo; l’antico con il moderno”.

Quando i lavori saranno ultimati il nuovo Campus avrà una superficie totale di circa 25mila mq con 2.617 posti nelle aule didattiche, 228 posti nei laboratori didattici e una sala Auditorium da 250 posti.

città studi

© Ottavio Di Blasi – ODB & Partners